La plastica di canapa salverà il nostro pianeta?

sedie bioplastica di canapa
Acrodur® Ecotechnology by BASF

La canapa è una pianta altamente versatile e ormai ampiamente utilizzata per la produzione di nuovi materiali e anche carburanti del tutto biologici.

Dalla canapa si può, infatti creare una plastica assolutamente non tossica che ha qualità di gran lunga migliori rispetto a quella derivata dal catrame.
La plastica di canapa è più leggera e resistente e si adatta alla costruzione di oggetti di uso comune, ma anche di componenti a livello biomedicale o edile, fino alla creazione di oggettistica per l’elettronica, giocattoli, imballaggi, occhiali e molto altro ancora.

Un impiego di così vasta portata e l’abbondanza della disponibilità di questa “materia prima” sono i punti su cui si basa la prefigurazione di un futuro altamente eco sostenibile, in quanto si tratta di una fonte vegetale, accostabile anche ad altre fonti derivate dalle piante che possono sostituire la plastica oggi utilizzata in tutto il mondo su scala industriale.

Plastica di canapa e plastica fossile a confronto

La plastica che utilizziamo oggi è quella che deriva dal petrolio, la fonte non rinnovabile attualmente più utilizzata per gli innumerevoli oggetti fatti di questo materiale.
Un giorno però i giacimenti di petrolio si esauriranno e già oggi la produzione negli anni di oggetti di ogni tipo in plastica ha provocato un inquinamento tale, da diventare allarmante per i fragili ecosistemi del pianeta.
La plastica di canapa può avere lo stesso utilizzo di quella tradizionale, con la differenza sostanziale che non è inquinante.
Non contiene, infatti, quelle sostanze altamente tossiche e comunque non biodegradabili, come il acido polilattico (PLA), il PBS o il PHA.
I polimeri necessari all’ottenimento della plastica di canapa vengono ricavati anche da altre piante, come il mais, la barbabietola da zucchero o il riso.

L’impatto ambientale

Un’altra importante differenza della plastica di canapa con quella tradizionale è che non è inquinante, è riciclabile, compostabile e biodegradabile. Il concetto di fondo è che quello che è stato ottenuto dalla terra può ritornare alla stessa senza arrecare danni.

Secondo il rapporto presentato di recente dal WEF (World Economic Forum) nei nostri mari sono presenti ben 150 milioni di tonnellate di materiale plastico tra fondali e deriva. Tra meno di 10 anni si stima che di questo passo, per 3 tonnellate di pesce in mare sarà presente almeno una tonnellata di oggetti in plastica, che inevitabilmente sono già entrati a far parte della catena alimentare della fauna marina.

Se non si interviene in modo massiccio, nel 2050 la presenza della plastica nei mari e negli oceani in termini di tonnellate sarà più di quella dei pesci.
Un quadro simile richiede un intervento su grande scala, non solo per il riciclo del materiale plastico, ma anche per l’impiego di materie prime alternative che secondo gli studi sono di migliore qualità.

Qualità e impiego della plastica di canapa

La plastica di canapa come accennato è più resistente di quella derivata dal catrame. Si stima che abbia una resistenza 10 volte superiore rispetto all’acciaio e si può utilizzare anche nella fabbricazione di pentole esposte alla fiamma, senza che questo provochi esalazioni nocive e contaminazione dei cibi in esse contenuti. La resistenza della bioplastica trova impiego a oggi soprattutto nel settore automobilistico, per la costruzione di esemplari più resistenti rispetto alla lamiera in acciaio.

Lotus Eco Elise Bioplastica
La Lotus Eco Elise: un’automobile amica dell’ambiente. Molte componenti sono realizzate in bioplastica di canapa

La plastica di canapa è anche leggera, quindi i mezzi costruiti con questo materiale consumano meno carburante e hanno prestazioni più elevate.
La produzione oggi riguarda la creazione di specchietti retrovisori e anche vasi per il settore agroalimentare, che devono sopportare urti e sollecitazioni importanti.

La macchina di Henry Ford: la Hemp Body Car

Il primo vero esperimento di un’automobile costruita quasi interamente in plastica di canapa, fu quello di Henry Ford nel lontano 1941.
Il suo progetto consisteva in un’auto ottenuta con un materiale derivato dai semi di canapa e altre fonti vegetali come la soia, il lino, il grano.
Le diede il nome di “Ford Hemp Body Car” o quello di “Soybean Car“, cioè macchina della soia.

Fu questo il primo vero prototipo di auto altamente eco-sostenibile in bioplastica, con caratteristiche di ottima resistenza non solo per gli urti, ma anche per la trazione.
Lo scoppio però della II guerra mondiale portò a un arresto repentino del progetto di Ford. La sua macchina in plastica di canapa cessò velocemente la produzione e anche dopo la fine della guerra non fu mai messa in commercio.

Nel 1955 gli Stati Uniti arrivarono addirittura a proibire la coltivazione di canapa.
Pare che proprio il prototipo di questa auto così importante per il settore motoristico e anche per quello ambientale, fu distrutto da Eugene Turenne Gregorie, in base alle dichiarazioni di Lowell Overly .

Henry Ford Hemp Body Car
Henry Ford dimostra la resistenza della Hemp Body Car

I motivi per cui questa auto in plastica biologica non vide mai la luce sembrano essere ipoteticamente due: uno riguarda l’avvento del petrolio, che proprio di fronte alla possibilità di usare la canapa per costruire auto, abbassò il prezzo del 50% divenendo più che mai competitivo, e l’altro fu il proibizionismo rispetto alla cannabis, bandita dai mercati oltreoceano.

L’industria petrolchimica allora nascente mal tollerava una tale concorrenza agguerrita.
Dell’importanza di questa auto costruita da Ford ne ha parlato anche un docu-film di Massimo Mazzucco del 2011, intitolato significativamente “La vera storia della Marijuana“.

Una start up italiana per la plastica di canapa

I temi della sostenibilità ambientale e quindi soprattutto industriale hanno colpito la fantasia di alcuni giovani della Sicilia, che in collaborazione con l’università di Catania, hanno creato una start up proprio per la produzione della plastica di canapa e prossimamente anche di biocarburante nonché di un sottile film utilizzabile per le pellicole.

Si tratta di una realtà imprenditoriale molto interessante ideata insieme ad altri da un giovane ingegnere siciliano, Giovanni Milazzo, che l’ha chiamata simbolicamente Kanèsis, vocabolo formato da una crasi tra il termine greco κίνησις (kinesis), cioè “movimento”, e appunto la parola “canapa”.

Insieme a lui hanno lavorato al progetto altri colleghi con una preparazione scientifica molto versatile: dai tecnici alimentari ai designer, dagli informatici ai chimici, fino ai biotecnologi.
La loro collaborazione ha dato vita a un’impresa che promette di risollevare le sorti lavorative di una parte della Sicilia, in quanto già intrattiene rapporti con società estere e nazionali e il prodotto di questa start up tutta siciliana ha già suscitato l’interesse di molti.

Il prodotto della Kanèsis

La Kanèsis produce plastica di canapa interamente eco sostenibile e composta anche da altri scarti sempre vegetali. È così che ha ottenuto un materiale di tipo termoplastico e, anche in questo caso, molto più resistente e leggero della plastica di derivazione petrolchimica.
C’è un progetto innovativo affiancato proprio alla produzione di plastica di canapa che riguarda un sottile film in 3D. Il nome del filamento in 3D promette di essere rivoluzionario per l’impiego nella creazione di pellicole di altissima qualità, perché è un progresso rispetto allo stesso prodotto della plastica di canapa.

Kanesis filamento di canapa
Il filamento di bioplastica di canapa

Risulta ancora più leggera e resistente alle trazioni di almeno per un 30% e costa di meno della tradizionale plastica classificata come più economica (il PLA). Il nome provvisorio dato a questo prodotto all’avanguardia nella produzione di plastica sostenibile è “Hempbioplastic”
Inoltre, la start up ha intenzione di produrre, dopo l’accettazione del prototipo, anche bioplastica in granuli, che possa dare vita a un materiale apparentemente molto somigliante al legno nel colore, ma decisamente più robusto anche se ha uno spessore sottile.


La Sicilia, con i suoi vasti territori abbandonati dai vecchi contadini, potrebbe assistere a una rinascita non soltanto del settore agricolo per la coltivazione di piante che siano la fonte della materia prima della plastica di canapa o di soia, ma anche un aumento dei posti di lavoro altamente qualificati, che possano pianificare e garantire la produzione a fronte delle richieste che, quando finirà il petrolio o subito prima, diventeranno certamente importanti.

La plastica di canapa salverà il nostro pianeta?
4.9 (98.82%) 17 votes