È possibile aprire un coffee shop in Italia?

Un coffee shop olandese

Alzi la mano chi, durante una vacanza ad Amsterdam, si è fatto mancare un giro nel coffee shop di turno. Vere e proprie attrazioni della città più famosa dei Paesi Bassi, i coffee shop sono anche un business degno di interesse.

Aprirne uno in Italia è possibile? Se ti stai facendo questa domanda, non ti resta che leggere la nostra guida e scoprire tutte le risposte in merito.

Cos’è un coffee shop?

Come già detto, i coffee shop sono locali molto diffusi nei Paesi Bassi, in particolare nella città di Amsterdam. Si tratta di realtà autorizzate dallo Stato a vendere droghe leggere, tra le quali troviamo la cannabis.

Chi visita un coffee shop, ha la possibilità di provare, acquistare e confrontare tra loro differenti varietà di cannabis. Fino a qualche anno fa, all’interno dei singoli coffee shop era possibile consumare anche altre tipologie di droghe, oggi legalmente non ammesse.

Ricordiamo che, oltre alla cannabis e a i suoi derivati, nei coffee shop sono in vendita anche alimenti e bevande realizzati a partire da estratti ricchi di cannabinoidi. La scelta di merce è davvero molto ampia e comprende anche torte, caffè e birre.

Al giorno d’oggi in Olanda sono presenti circa 700 licenze regolamentate.

A differenza di quanto si pensi, all’interno dei coffee shop vigono leggi severe: per esempio, è vietata la vendita di alcolici, questo a meno che l’esercente non sia in possesso della debita licenza. La normativa legata ai coffee shop rimane comunque oggetto di numerose controversie: infatti, è regolarrizzata solo l’attività svolta da questi locali e non la produzione.

Rispetto a qualche anno fa, quando il quadro normativo era molto meno chiaro e per certi versi lacunoso, il numero dei coffee shop è sensibilmente diminuito. Come già detto sono cambiate alcune regole: per fare un esempio ricordiamo che i coffee shop devono essere a una determinata distanza dalle scuole.

Hanno anche dei limiti specifici da rispettare per quel che concerne la quantità massima di merce da vendere ai singoli clienti e da tenere all’interno del punto vendita.

Nei Paesi Bassi però, troviamo anche gli smart shop, che non hanno nulla a che vedere con i coffee shop. Gli smart shop, infatti, sono punti vendita specializzati nella commercializzazione di sostanze psicoattive legali ma di origine artificiale, dove è possibile acquistare anche gadget per fumatori.

Una caratteristica di questi negozi, riguarda il fatto che non sono attività regolamentate nel vero senso della parola, ma esercizi che riescono ad aprire sfruttando dei gap nel quadro normativo.

Il loro nome deriva dall’espressione smart drugs, che indica una serie di sostanze stupefacenti e psicoattive legali, come per esempio la caffeina e la taurina.

Legalità in Italia e alternative

Parlando dell’Italia,ricordiamo che, se si fa riferimento ai coffee shop e agli smart shop con le caratteristiche olandesi, si sta parlando di qualcosa di illegale.

Il nostro Paese, da poco tempo, si è avvicinato alla realtà della cannabis light. Le attività dove è commercializzata, fanno riferimento alla Legge 242 del dicembre 2016. Il suddetto provvedimento regolamenta la coltivazione, la commercializzazione così come il consumo della cannabis sativa.

Per rispettare le normative, è necessario che la cannabis abbia una percentuale massima di THC mai superiore allo 0,6.

L’utilizzo ricreativo della cannabis light è ancora vietato. In Italia, quindi, non è possibile vendere né la pianta né le foglie. Lo stesso vale per i semi e per i fiori. Il divieto vige nei casi in cui lo scopo del cliente sia appunto quello di fumare.

Per tutte queste motivazioni, i punti vendita di cannabis light hanno il dovere di specificare che la vendita è possibile solo per “collezione”.