
Basta girare per le strade con attenzione per accorgersene: i negozi di cannabis legale, i cosiddetti growshop, sono sempre più numerosi. Negli ultimi anni in Italia hanno aperto i battenti circa 400 punti vendita di questo tipo. Persino J-Ax, ex Articolo 31, ne ha aperto uno a Milano, figurati.
Se stai pensando di aprirne uno, non ti resta che seguirci nelle prossime righe e scoprire alcuni passaggi per aprire un growshop ed i consigli che abbiamo selezionato per te.
Contenuti
Growshop: di cosa si tratta?
Quando si parla di growshop, si inquadra un negozio che vende articoli per la coltivazione di piante. Erano luoghi frequentati in origine da consumatori di cannabis e appassionati di giardinaggio.
Nel tempo questi negozi hanno cominciato ad espandere la propria offerta, diventando veri e propri canapai o hemp shop. Oltre agli articoli per la coltivazione e per fumatori, oggi troverete anche cosmetici di canapa, alimenti ed abbigliamento.
I growshop possono essere di diverso tipo. Se ne può aprire uno specializzato su un determinato aspetto, oppure offrire prodotti a 360°.
Ecco come risulta uno tipico italiano:
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Cosa serve per aprire un growshop?
Questa domanda richiede una risposta articolata. Dopotutto il growshop è comunque un progetto imprenditoriale e richiede consapevolezza delle opportunità e dei rischi.
Prima di tutto, quando ci si imbarca in un progetto del genere è necessario avere le conoscenze. Oggi come oggi, con l’ecommerce ed i social network, chi sceglie di andare ad acquistare in un negozio lo fa con la consapevolezza di ricevere dei consigli utili e mirati da parte di chi gestisce il punto vendita quotidianamente.
Ovviamente è fondamentale la passione. Il mondo della canapa è molto affascinante e chi gestisce un growshop deve essere in grado di trasmettere tutta questa ricchezza.
Essenziale è poi trovare la location giusta. Questo punto particolare richiede uno studio della potenziale clientela. Chi progetta di aprire un growshop, infatti, dovrebbe innanzitutto individuare una zona particolarmente frequentata dal pubblico target. Molto importante da questo punto di vista è anche l’accessibilità.
Cosa dire invece della metratura? Che i parametri variano a seconda del progetto del singolo imprenditore. In linea di massima, però, per un growshop di piccole dimensioni vanno benissimo 50 – 60 mq.
Ulteriore ma non meno importante aspetto da considerare riguarda la gamma di prodotti. Innanzitutto, bisogna analizzare la domanda del mercato e capire cosa va di più e potrà portarvi maggior profitto.
All’inizio, sarebbe consigliabile avere un po’ di tutto. In questo modo, infatti, è possibile testare il terreno e accontentare tutte le tipologie di clientela, oltre a fare cross selling e far provare nuovi prodotti ai vostri clienti più affezionati. Tra gli articoli più venduti, si collocheranno sempre i semi da collezione, i prodotti per la coltivazione e articoli per consumare la cannabis (vaporizzatori, bong, grinder, e così via).
In fase di avvio dell’attività è consigliabile non includere i prodotti alimentari preparati con farina di canapa. Per quale motivo? Semplicemente perché per venderli bisogna soddisfare specifici requisiti normativi, il cui raggiungimento può far posticipare l’apertura del growshop.
Se proprio si ha intenzione di proporli ai clienti, il consiglio è quello di introdurli tra i prodotti una volta avviata e consolidata l’attività.
Qual è il tassello mancante? Quello dei fornitori. Chi vuole aprire un growshop deve avere come riferimento ottimi fornitori. Essenziale è controllare che i prodotti da loro proposti non siano semplicemente di qualità, ma anche in linea con le normative italiane.
E internet? Conviene aprire un e-commerce per vendere sul web?
I costi di avvio di un progetto di web marketing (che si affiancherebbe all’obbligatorio marketing a mezzo stampa, i volantini) possono variare. Assumere un’agenzia per curare il progetto richiede una spesa e sta a voi e solo a voi capire se potete permettervi l’investimento.
Iter burocratico
Una parentesi a parte deve essere dedicata all’iter burocratico per l’apertura del growshop. Il processo prevede i seguenti passaggi:
- Apertura della Partita IVA
- Iscrizione al Registro delle Imprese
- Iscrizione INPS e INAIL
- Invio della Comunicazione Certificata di Inizio Attività almeno 30 giorni prima dell’apertura
- Permesso per esporre l’insegna
Fondamentale è anche avere a disposizione locali a norma di legge per quel che concerne l’igiene, l’agibilità, la sicurezza e l’impiantistica.
In caso di vendita di prodotti alimentari, è necessario avere anche il corso SAB. Quando si decide di aprire un growshop, bisogna considerare che si sta per iniziare un’attività molto delicata, legata a un ambito soggetto a numerosi cambiamenti normativi.
A tal proposito, è essenziale prendere informazioni presso lo SUAP del proprio Comune di riferimento, ma anche presso le associazioni di categoria e la Camera di Commercio.
Quali prodotti posso vendere?
Come già detto, i prodotti che si possono vendere in un growshop sono prodotti per la coltivazione, semi di cannabis da collezione, articoli per fumatori e cannabis light. Si tratta di una soluzione assolutamente legale, dal momento che contiene una percentuale di THC, principio attivo psicoattivo, assolutamente in linea con la normativa vigente (legge 242 approvata a dicembre 2016).
Ribadiamo: non esiste una sola tipologia di growshop. Si può parlare di hemp shop, ossia di negozi dedicati alla commercializzazione dei derivati della canapa. In questo caso, non si deve considerare solo l’ambito alimentare ma anche quello dell’abbigliamento.
Ricordiamo infine l’esistenza dei seed shop, dedicati in maniera specifica alla vendita di semi e altre attrezzature per la coltivazione delle piante.
Costi e guadagni
Diamo ora spazio a una tematica tanto dolente quanto importante: parliamo dei costi e dei guadagni legati all’apertura di un growshop. Dare una stima precisa della spesa da sostenere prima dell’apertura di un growshop è impossibile. Tutto, infatti, dipende da luogo, dalla metratura, dalla tipologia di prodotti venduti.
In linea di massima, però, non si dovrebbe spendere meno di 30.000/40.000 euro. Le voci di spesa da coprire all’inizio sono diverse. Bisogna prendere in considerazione il carteggio burocratico, le tasse, le autorizzazioni, i costi di magazzino, gli oneri per l’allestimento del negozio.
Un altro punto da considerare è quello delle spese da sostenere per la pubblicità e la promozione in generale. Da non dimenticare ovviamente sono gli oneri relativi alle utenze e ai salari/contributi degli eventuali dipendenti e collaboratori.
In caso di franchising, è il caso di ricordare che si dovranno acquistare i prodotti dal franchisor e conferirgli delle royalties sulle vendite. L’alternativa del franchising è da prendere in considerazione con attenzione, in quanto rappresenta una buona soluzione per chi ha poco capitale da parte e non ha investitori.
I vantaggi non finiscono qui: con il franchising, infatti, è possibile avvalersi di un’assistenza commerciale di livello, così come della forza di un brand molto spesso storico.
In sede di allestimento del punto vendita in franchising, si dovrà considerare un certo livello di coerenza con il mood del brand. In generale, l’investimento per chi decide di aprire un growshop in franchising è più contenuto rispetto ad altre soluzioni e pari a circa 15.000 euro.
Per quanto riguarda i guadagni, è il caso di dire che le cose cambiano a seconda della collocazione dello shop, delle iniziative correlate alle vendite (p.e. gli eventi), del core business.
Le premesse, considerando un giro d’affari stimato da più di 44 milioni di euro (dati riferiti solo alla cannabis light nel 2017), sono però ottime. Non resta, quando è presente, che seguire la propria passione per l’affascinante mondo della canapa che, da un po’ di tempo a questa parte, sta tornando finalmente in auge.