Molto recente è l’ufficialità relativa della continuazione di un progetto di sperimentazione condotto dall’agenzia Agris in Sardegna, con l’obiettivo di risanare l’ambiente utilizzando colture di cannabis sativa per la bonifica di terreni contaminati.

La prosecuzione del percorso è stata confermata alla fine del mese di dicembre grazie alla variazione di un emendamento a firma di Luca Pizzutto (Art.1-Sdp). Per dare qualche numero, possiamo ricordare che la spesa prevista per il periodo compreso tra il 2018 e il 2020 è di 50.000 euro per ogni singola annata.

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Il percorso sarà sempre a cura dell’Agris, agenzia della Regione Sardegna per la ricerca scientifica, la sperimentazione e l’innovazione in ambito agricolo, industriale, e forestale.

Il tutto, chiaramente, non ha avuto inizio ora. I primi passi di questo progetto sono stati mossi nel mese di febbraio 2017. Ai tempi, la regione ha stanziato 450.000 euro per l’intera iniziativa, suddividendo la suddetta cifra su un arco di tre anni. La sperimentazione ha avuto inizio su una decina di terreni, la cui estensione è compresa tra i 2.500 e i 5.000 metri quadri.

I proprietari degli stessi hanno ricevuto un indennizzo di 1.500 euro a ettaro.

Le zone prese in considerazione sono state trattate con procedure di fitorisanamento (fitorimedio o fitorimediazione nello specifico). Si tratta di tecnologie del tutto naturali, che prevedono il ricorso ad alcune piante in grado di estrarre dal terreno metalli pesanti e, nel contempo, di degradare i composti organici nelle aree contaminate.

Come già specificato, il progetto della Regione Sardegna prevede l’utilizzo di colture di cannabis sativa. Il processo è già in atto in alcune aree specifiche, tra cui quella di Sulcis-Iglesiente, quella del Guspinese e quella di Porto Torres.

I primi dati relativi alla coltivazione 2017 potranno essere analizzati già nei primi mesi dell’anno da poco iniziato.

Dall’Agris, però, è arrivato un chiarimento importante. L’agenzia ha infatti specificato che sarà necessario osservare con attenzione il procedimento nel corso dei 36 mesi, per studiare davvero la capacità della cannabis di assorbire i metalli pesanti dai terreni contaminati.

I commenti in merito sono stati molto positivi. C’è chi ha sottolineato che in tutto il mondo si stanno riscoprendo le qualità della canapa industriale e che questo progetto può rendere la Sardegna un punto di riferimento nell’ambito di una vera e propria rivoluzione culturale.