Quando si parla della medicina tradizionale cinese, si intende un sistema antichissimo, che si è evoluto nel corso di migliaia di anni. La differenza principale tra questa e quella moderna, è che quella orientale segue un approccio più filosofico. Uno degli obiettivi è quello di ristabilire equilibrio in tutto il corpo. Questo viene ottenuto con trattamenti come l’agopuntura e con discipline come il tai-chi, ma hanno un ruolo fondamentale anche le erbe medicali: le più utilizzate sono il ginseng e il fungo Reishi. La cannabis ricopre però sicuramente un ruolo importante.

Come viene utilizzata la cannabis nella medicina tradizionale cinese

L’uso della cannabis nella medicina tradizionale cinese ha origini molto antiche. Diverse fonti storiche, ci riportano che quest’erba veniva impiegata nei processi curativi già 1800 anni fa, tanto da essere utilizzata spesso anche dall’imperatore e celebre farmacologo Shen Nung.

Per quale motivo veniva utilizzata? Per gestire disturbi fisici e mentali e alleviare diversi sintomi.

Nung ci ha lasciato preziose testimonianze relative all’uso della marijuana, molte di queste sono raccolte in un libro risalente al 2373 a.C, dove è illustrata la preparazione di un elisir con foglie e cime di marijuana.

Nel manuale di medicina tradizionale cinese “Pen Ts’ao Ching” scritto nel 1 d.C, gli autori consigliano la marijuana come soluzione per trattare oltre 100 disturbi.

Oggi come oggi, il ruolo della cannabis è cambiato notevolmente. Infatti, questa straordinaria pianta, è considerata illegale da molti governi, sebbene in Cina stia cambiando qualcosa. Nel passato invece, per molti secoli, tutte le parti della cannabis sono state utilizzate a scopo medico.

Per quanto riguarda i trattamenti alternativi sui quali si sta facendo ricerca, i semi sono al centro dell’attenzione.

Questo avveniva anche nell’antichità: infatti si può notare che, con il tempo, i semi hanno guadagnato sempre più importanza rispetto alle altre parti della pianta.

L’utilizzo della cannabis nel corso dei secoli

A dimostrazione dei benefici della cannabis, nel I secolo d.C. vennero raccolti tutti i suoi aspetti curativi in un libro intitolato Divine Farmer’s Classic of Materia Medica.

In questo volume la marijuana è descritta come un’erba dal sapore pungente e bilanciato che poteva essere utilizzata anche per regolare i Cinque Movimenti: con l’obiettivo di trattare i danni frutto di un loro eventuale squilibrio.

Questa pianta risultava benefica per le cinque viscere e in grado di abbassare la pressione ematica.

Molto probabilmente, gli effetti negativi descritti a seguito della sua assunzione come la visione di fantasmi o assumere un comportamento irrequieto, non erano nient’altro che un modo antico per definire lo sballo.

Agopuntura e marijuana

moxibustione
Una illustrazione del 1867 che mostra la pratica della 灸 moxibustione.

Un binomio che vale la pena approfondire è quello di agopuntura e marijuana. La prima disciplina, famosa in tutto il mondo, è spesso associata alla moxibustione, ossia l’utilizzo di artemisia come incenso. Secondo diversi testi specialistici antichi, i medici cinesi, prima di questo trattamento, facevano inalare o fumare cannabis ai pazienti.

Per quale motivo? Perché i medici erano convinti che i principi attivi della marijuana fossero in grado di stimolare i movimenti dell’energia interiore. Questa teoria è sorretta da prove scientifiche.

Le ricerche, infatti, hanno dimostrato più volte che l’agopuntura è in grado di lavorare a stretto contatto con il sistema endocannabinoide. Ha quindi un meccanismo molto simile a quello della cannabis.

 

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