Un minestrone… Stupefacente.

Dopo averlo mangiato per pranzo, una donna e i suoi figli di 4 e 6 anni sono finiti all’ospedale cittadino San Paolo. Una banale indigestione? Qualche ingrediente avariato? Niente affatto. Gli esami condotti dall’ospedale hanno infatti individuato la presenza di quantità relativamente alte di THC, nonostante in casa non ci fosse alcuna traccia di droga.

Un banalissimo minestrone di verdura e carne, almeno secondo quanto raccontato dalla donna agli infermieri, con i sintomi individuati successivamente al ricovero però che non assomigliavano neanche alla lontana a quelli di una indigestione. Per questo motivo i medici del San Paolo hanno prescritto esami tossicologici approfonditi, esami che non hanno lasciato agli operatori del San Paolo alcun tipo di dubbio: l’intossicazione c’era, ma era da Thc.

Mistero però sul come sia finito nel minestrone: in casa non era presente né cannabis né hashish.

Sarebbe, secondo le cronache locali milanesi, il terzo caso che si presenta nel giro di poche settimane, con intossicazioni da THC che avvengono in contesti familiari dove non sono presenti consumatori, neanche occasionali, di sostanze.

È simile il caso di una famiglia dello Sri Lanka, finita allo stesso modo in ospedale, sempre con una intossicazione da THC, senza che ci fosse una ragionevole spiegazione su come il THC avesse raggiunto i pasti della famiglia stessa.

Indagano le procure, che vogliono vederci chiaro in questa recente ondata di minestroni modificati, nella speranza che la notizia non si diffonda anche tra i più giovani, che potrebbero sostituire il rito della canna con una buona zuppa di verdure.

Procura che ha promesso di volerci vedere chiaro: perquisizioni in casa dei genitori coinvolti, che hanno però tutte dato esito negativo.

Il mistero si infittisce: com’è finito il THC all’interno degli alimenti di queste famiglie, in dosi tali da causare un’intossicazione? Lo scopriremo, forse, dopo le indagini.