Da Gennaio sarà disponibile la prima marijuana di Stato, prodotta dallo stabilimento farmaceutico militare attraverso un attento regime di coltivazione della pianta. Sono difatti pronti i primi 20 chili di fiori di cannabis, dopo essere stati testati e verificati in ambito terapeutico.
Si parla di attento regime poiché la coltivazione è destinata ad essere periodica (ogni 3 mesi) per garantire un totale annuo di 100 kg di cannabis. Ed è proprio da qui che parte il rifornimento Made in Italy per le farmacie e per i dottori che possono prescrivere, a seconda della Regione, cannabis terapeutica per i propri pazienti.
La cannabis verrà assunta sotto forma di edibile o decotto (cioè usata in cucina ed assunta per via orale), o vaporizzata attraverso l’uso di vaporizzatori, o anche fumata (anche se la combustione irrita sul lungo utilizzo).

La cannabis terapeutica in Italia verrà dunque utilizzata per combattere o resistere ai sintomi di malattie del sistema nervoso, quali la spasticità o la sclerosi multipla, ma anche per curare dolori cronici, stati di ansia, nausea, e glaucoma.
Da dove proveniva la cannabis terapeutica fino ad oggi utilizzata nelle farmacie dedite alla vendita di medicinali a base di THC e CBD?
La marijuana utilizzata fino ad oggi proveniva da serre farmaceutiche situate nei Paesi Bassi, il che comportava un costo relativamente alto per via delle spese di importazione.
Il Ministero della Difesa ed il Ministero della Salute hanno provveduto nel 2014 a dare il via libera per la coltivazione e sperimentazione ad uso terapeutico di marijuana da parte dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, affinché producesse questa sostanza per tutto il paese. La fase di sperimentazione e raccolta (di 50 chili) è terminata nel Giugno di quest’anno ed ora, da Gennaio 2017, i primi 20 kg sono disponibili per il mercato farmaceutico italiano.
Questo permetterà di abbassare i costi d’importazione di medicinali come il Sativex® e di facilitare l’accesso alle terapie.
La marijuana che sarà prodotta a Firenze d’ora in avanti è destinata al diretto consumo, non alla sinterizzazione per ottenere farmaci: questo significa dunque che i pazienti potranno assumere cannabis “al naturale”, usando varie tecniche e in base alle loro abitudini e comodità. Come abbiamo inizialmente detto, la cannabis terapeutica potrà essere assunta mangiandola (cioè cucinarla e usarla per dolci o cibi vari) oppure utilizzando un vaporizzatore che permette di inalare i principi attivi senza che la sostanza venga bruciata.
A prescrivere la ricetta per la cannabis terapeutica deve essere un dottore specialista che ritiene che i suoi pazienti possano assumere cannabis per quel determinato tipo di malattia; il paziente usufruirà di un piano terapeutico nel quale sono indicate le quantità da assumere quotidianamente. Infine, la sostanza potrà essere ritirata presso una struttura ospedaliera.