Non più tardi di 5.000 anni fa, i medici cinesi raccomandavano un infuso caldo preparato con acqua calda e foglie essiccate di cannabis, per curare una grande varietà di malattie, tra cui la gotta e la malaria. Ancora oggi, dopo che il mercato globale della cannabis sta vivendo un boom senza precedenti tanto da essere stato ampiamente legalizzato da diversi Paesi, è di nuovo la Cina che sembra aver adocchiato nuove possibilità per dominare il commercio mondiale di questa pianta.
La Cina parte da una posizione di vantaggio rispetto agli altri paesi, per sfruttare la commercializzazione della cannabis, in quanto, oltre alla millenaria esperienza dell’utilizzo di questa pianta per uso medicinale ed industriale, risulta che più della metà dei brevetti depositati per la trasformazione ed il trattamento della cannabis fanno riferimento alla produzione cinese. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), le imprese cinesi hanno depositato 309 dei 606 brevetti relativi agli innumerevoli utilizzi di questa pianta.
Secondo un’indagine condotta dal South China Morning Post, la Cina è diventata con tutta probabilità il più grande produttore mondiale di cannabis del mondo, nonostante gli ostacoli apparenti posti dalla legge cinese, che risulta essere tra le più severe al mondo, relativamente alla produzione e al commercio. Nella considerazione che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono circa 147 milioni le persone che attualmente usano la cannabis con finalità terapeutiche – intorno al 2,5 per cento della popolazione mondiale – il business del commercio della pianta e dei sui principi attivi può essere davvero considerato più che appetibile.
È stato stimato infatti che il mercato legale della cannabis potrebbe fruttare ai produttori cinesi, nel giro di cinque anni, un introito di più di 100 miliardi di yuan, al cambio attuale circa 15 miliardi di dollari. E considerando che le proprietà medicinali del farmaco sono sempre più riconosciute il mercato potenziale è destinato ad espandersi ulteriormente. Può essere usato per trattare diverse condizioni, che vanno dalla nausea causata dalla chemioterapia per i pazienti affetti da tumore al dolore cronico dovuto a paralisi cerebrale, dalla sclerosi multipla all’epilessia. Anche il numero dei Paesi che considera legale la cannabis ed i prodotti similari e derivati sta aumentando.
Nel 2013 l’Uruguay è stato il primo paese a legalizzare la marijuana – dalla coltivazione alla lavorazione sino all’utilizzo. L’ex direttore della Commissione Nazionale per la Controllo dei Droghe uruguaiano, Ricardo Soberon, ha dichiarato: ‘La possibilità di eliminare l’elemento criminale dal commercio di cannabis – un farmaco molto meno pericoloso di altri – è la risposta a 50 anni di ripetizione delle stesse strategie di contrasto alla criminalità senza risultati’.
Ma il predominio dei brevetti cinesi fa pensare che le scienze farmaceutiche in Cina, già avvantaggiate per i trascorsi storici nell’utilizzo della cannabis, si stiano rapidamente evolvendo al punto da distaccare definitivamente le capacità occidentali in questo specifico settore. La maggior parte dei brevetti cinesi per le medicine si riferiscono infatti a trattamenti a base di erbe. Uno di questi in particolare, depositato dalla Yunan Industrial Cannabis Sativa Co, si riferisce ad un’applicazione fatta da semi interi di cannabis sativa per preparare ‘alimenti funzionali’ destinati a migliorare il sistema immunitario nell’uomo.
Un altro, depositato dall’inventore Zhang Hongqi, è relativo alla preparazione di un medicinale tradizionale cinese, finalizzato al trattamento delle ulcere peptiche, e che prevede una serie di ingredienti, tra cui il seme di canapa sativa. Le indicazioni del brevetto indicano che esso ha un’efficacia terapeutica significativa, senza produrre effetti collaterali negativi.
Per chiudere, risulta ci sia anche un deposito brevettuale cinese per la cura della stitichezza a base di infiorescenze di cannabis e di altri ingredienti come l’arancia amara immatura, l’angelica cinese e la campanula grandiflora. Inoltre la Cina risulta avere un altro grande vantaggio rispetto agli altri paesi per la vendita di cannabis, in quanto è uno dei più grandi paesi produttori di canapa ad uso industriale, varietà di cannabis con una quantità ridotta del composto psicoattivo THC (tetraidrocannabinolo) . I gambi di queste varietà vengono utilizzati nel settore tessile oppure per produrre ottima carta (già nota all’Impero Celeste dal 1600 a.C.) , mentre le foglie vengono utilizzate nel settore farmaceutico ed infine i semi vengono utilizzati per produrre l’olio e la farina di canapa.
È vero anche che per anni la severità della legge cinese è stata mitigata da una regolamentazione della coltivazione in alcune aree del Paese, in quanto può costituire una discreta fonte di reddito per gli abitanti delle zone rurali essendo più redditizia di altre piante e più resistente all’azione nociva dei parassiti. Quindi, se da un lato la legge cinese prevede sanzioni severissime, tra cui anche la pena di morte per chi venga trovato in possesso di quantità elevate di marijuana, dall’altro tollera ampiamente la coltivazione delle varietà a basso contenuto di THC.

A livello dello Stato centrale invece, le proprietà della canapa sono sempre state studiate per poterne sfruttare le caratteristiche sia terapeutiche che di resistenza in molteplici settori, ad esempio quello tessile, per la realizzazione di uniformi che fossero resistenti e adatte ai climi umidi delle zone di interesse strategico cinese, come il Vietnam. Dagli anni ’70 in poi la Cina, grazie a queste ricerche e alla politica di tolleranza adottata in alcune regione rurali per sostenerne l’economia, come la zona dell’ Heilongjiang e dello Yunnan, come precedentemente accennato, è diventata uno dei principali produttori ed esportatori di cannabis al mondo.
Queste due e regioni da sole valgono, per estensione e produttività, quanto la metà delle piantagioni legali di canapa destinate al commercio nel mondo. La recente regolamentazione della coltivazione, produzione e vendita della cannabis, che è stata indirizzata solo a queste due regioni, potrebbe verosimilmente applicarsi anche ad altre aree dove la coltivazione è tollerata ma non ancora legalizzata.
Tale possibilità, che al momento risulterebbe difficile escludere, porterebbe la Cina a confermare la sua posizione nel settore. Inolre se si considera l’innegabile supremazia tecnica nella produzione dei medicinali a base di erbe in generale, unita alla acclarata aggressività cinese nel modo di fare business, allora è facile dedurre che presto, nelle nostre erboristerie o farmacie, a fianco dei famosi vasetti di balsamo di tigre, troveremo anche inconfondibili confezioni di medicinali a base di cannabis cinese.