I liberal-progessisti del D66 lo scorso 21 febbraio hanno sfruttato l’ultima occasione utile prima dello scioglimento delle camere per presentare un disegno di legge che depenalizza la coltivazione di cannabis.
In Olanda la decriminalizzazione del consumo risale al lontano 1976, data che ha segnato anche l’inizio dell’esperimento di tolleranza dei coffeeshop. L’approvigionamento degli stessi (back door – così viene chiamato), però, rimane carente di regolamentazione tutt’oggi. Fino a questo momento.
Se il Senato olandese approverà il disegno di legge, infatti, il governo rilascerà delle licenze che permetteranno ad alcuni coltivatori professionisti di produrre cannabis per l’approvvigionamento dei coffeeshop.
Come si riforniscono i coffee shop olandesi
Attualmente l’Opiumwet – la legge olandese che regolamenta le sostanze stupefacenti – non considera formalmente la cannabis legale. Pur se considerata a tutti gli effetti una infrazione, la vendita di derivati della marijuana fino a 5 grammi è consentita solo per persone maggiorenni all’interno dei coffee shop.
Queste attività – oltre 600 in Olanda – si trovano a dover rifornire le proprie scorte presso il mercato nero, poiché per la legge sugli stupefacenti la coltivazione ed il trasporto sono proibite. Grazie alla grande affluenza di turisti da ogni parte del mondo, inoltre, queste reti criminali sono fiorite, creando un business stimato di oltre 1 miliardo di euro.
L’esperimento di tolleranza sembrava essere un’eccellente manovra verso la regolamentazione totale, ma si è arrestato alla vendita al dettaglio, creando un grosso paradosso. Per questo motivo gli imprenditori dei coffee-shop si vedono costretti a dover fare affari con criminali senza scrupoli.
La piccola maggioranza (77 contro 72) formata dai partiti di sinistra e dal VNL, una piccola formazione populista, è riuscita a far approvare il disegno di legge , approfittando dello scioglimento delle camere per portare all’attenzione anche altre misure legate alla pianta dai mille usi: in particolare è stato introdotto il principio di tassazione della cannabis e dell’obbligo di un protocollo che valuti la qualità e la percentuale di THC.
La necessità di avere una regolamentazione chiara sulla coltivazione è stata dettata anche dalla crescente tensione tra gang rivali nel sud dei Paesi Bassi per il controllo del mercato nero, convincendo i deputati ad intervenire tramite la proposta di questo disegno di legge che potrebbe togliere una grossa fetta di mercato (quella dei coffeeshop) alla criminalità organizzata.
Un cambio di rotta, dunque?
Il cambio di rotta, insomma, sembra essere netto.
Dal 2012 ad oggi, infatti, le uniche misure intraprese dal governo sono state di natura restrittiva – si pensi al pass per limitare i turisti nei coffeeshop dei comuni frontalieri, ad esempio – e mai atte a chiarire fino in fondo la questione dell’approviggionamento. È passato inascoltato l’appello dei sindaci di alcuni grandi centri, tra cui Amsterdam e Rotterdam, per il rilascio di licenze sperimentali per la coltivazione.
Con le prossime elezioni generali, al via il 15 marzo, potremo sapere se effettivamente questa iniziativa avrà un futuro o meno.