L’olio di CBD è una droga?

Assolutamente no.

Riteniamo che questa precisazione, per iniziare, sia fondamentale. Il CBD, sigla che sta per cannabidiolo, è un cannabinoide attivo (ma non psicoattivo!), presente nella Cannabis sativa, insieme al ben più famoso THC, ma in concentrazioni decisamente minori.

La differenza sostanziale tra i due è evidente già dalla loro diversa composizione chimica. Il fatto che i due principi siano entrambi contenuti nella marijuana non deve in alcun modo confondere le idee.

Nel caso del CBD, infatti, non si tratta assolutamente di un principio psicoattivo, come è invece vero per il THC. Il CBD, pertanto, trova largo impiego in campo medico come farmaco galenico, ed è ben lontano dagli scopi ludici e ricreativi a cui è comunemente associata la marijuana in generale. Tale diffusa credenza nasce dal fatto che la concentrazione del principio CBD contenuta nella cannabis è nettamente inferiore a quella del THC, facendo prevalere l’effetto psicotropo di quest’ultimo su quelli decisamente contrastanti del CBD.

Gli effetti tipici del THC, che difatti costituiscono una vera e propria alterazione dello stato di coscienza, possono consistere in una profonda sensazione di relax, un considerevole aumento della sensibilità e una fame incontrollata, oltre a stati di euforia. Tale stato è spesso compensato dalla contemporanea presenza nella cannabis del CBD. Come in una sorta di rapporto tra fratelli, i due principi possono controbilanciarsi oppure annullarsi l’un l’altro, a seconda dei diversi livelli di concentrazione degli stessi. Di conseguenza, anche chi fa uso di cannabis al solo scopo ricreativo, potrà talvolta beneficiare delle proprietà benefiche del cannabidiolo.

L’azione combinata dei due principi, infatti, potrà intensificare l’effetto analgesico ed ansiolitico, donando al consumatore un effetto psicotico sì, ma più lucido e controllato.

Potrà verificarsi, però, anche la situazione opposta, in cui gli effetti del CBD saranno completamente soppressi da quelli preponderanti del THC. Tutto questo per la conseguenza logica che più alta sarà la concentrazione dell’uno, meno efficaci saranno gli effetti dell’altro, e viceversa.

La recente scoperta delle proprietà terapeutiche del CBD, hanno portato, di conseguenza, alla nascita di specifiche coltivazioni di marijuana, appartenenti a varietà contenenti una più alta concentrazione di CBD, e pertanto molto meno diffuse.

Affinché un tipo di pianta di cannabis possa far parte di tali varietà considerate a scopo terapeutico, la concentrazione di cannabidiolo attivo in essa contenuto deve essere pari almeno allo 0,6%. Sono stati introdotti, pertanto, nuovi ceppi di piante con una percentuale che arriva addirittura al 6%, aumentando notevolmente tutti gli effetti positivi derivanti dal CBD.

Come si utilizza il cannabidiolo?

Per poter assumere una dose, seppur minima, di cannabidiolo, la soluzione relativamente più semplice potrebbe sembrare quella della vaporizzazione della cannabis. Ma ciò non è possibile nè consigliabile per diverse ragioni. Prima di tutto per un fattore puramente legale: la coltivazione e commercializzazione della cannabis in Italia è illegale. In secondo luogo, per gli effetti decisamente opposti provocati del ben più concentrato THC, mentre al contrario la concentrazione di CBD non sarebbe sufficiente allo scopo terapeutico ricercato.

Infatti, la maggioranza delle piante, coltivate per lo più all’estero e commercializzate illegalmente anche in Italia, sono ad uso prettamente ricreativo. Il che significa che l’interesse dei coltivatori sarà quello di favorire ed incoraggiare lo sviluppo di ceppi di marijuana ricchi di principio psicoattivo, ossia di THC, per questioni ovviamente economiche e di mercato.

E’ stato perciò ideato l’olio di CBD.

Olio di CBD

Il suo utilizzo, come si può ben immaginare, è esclusivamente terapeutico e soprattutto legale.

Dalla lavorazione di una pasta pura di cannabidiolo, ottenuta da piante contenenti un’alta concentrazione di cannabidiolo, e dalla sua conseguente miscelazione con oli vegetali di oliva o di canapa, nasce l’olio di CBD.

Completamente naturale, senza alcun tipo di additivo o altra sostanza chimica, è quindi totalmente sicuro e privo di qualsivoglia effetto collaterale. L’olio potrà essere facilmente conservato e dosato mediante l’uso di un contagocce, puro o misto ai cibi.

Le proprietà terapeutiche del cannabidiolo

Ma quali sono queste proprietà terapeutiche del cannabidiolo, da renderlo così tanto importante in campo medico?

Innanzitutto è un potente analgesico, poiché attutisce il dolore agendo come come neuro-stimolatore del sistema nervoso. Pertanto, il cannabidiolo é efficacemente usato per mitigare le emicranie, il dolore cronico, le artriti e le infiammazioni in genere, con un’azione mirata a sedare la percezione di dolore acuto, dandone immediato sollievo.

Il cannabidiolo ha inoltre proprietà antiemetiche, riuscendo a calmare notevolmente vomito e nausee.

Si è riscontrato essere anche un potente anticonvulsivo e neurolettico. Viene dunque utilizzato per superare stati di ansia e depressione, per calmare crisi di epilessia e schizofrenia e persino per combattere vari stati di astinenza nel caso di dipendenze come l’alcolismo.

Le sue proprietà antiossidanti, inoltre, lo rendono efficace per combattere la degenerazione cerebrale, rivelandosi un ottimo alleato contro malattie come il morbo di Alzheimer e di Parkinson. Già dal 2005, inoltre, l’utilizzo di cannabidiolo è consentito in Canada a scopo clinico, in particolare per il trattamento e la cura della sclerosi multipla.

Ma la proprietà più strabiliante del CBD è il suo effetto citotossico. Il cannabidiolo, infatti, sembrerebbe essere in grado di uccidere le cellule tumorali, lasciando inalterate quelle sane.

Pertanto, potrebbe dimostrarsi un rimedio efficace per la lotta al cancro, in special modo quello al seno, su cui numerosi studi sono già stati condotti. Per di più, secondo quanto evidenziato da uno studio condotto nel 2007 dal California Pacific Medical Center Research Institute, il CBD sarebbe capace di inibire l’attività del gene Id-1, responsabile della diffusione delle cellule tumorali che ne provoca la formazione di metastasi.

Il che significherebbe che si potrebbe essere sulla giusta strada per trovare una valida alternativa a metodi invasivi e debilitanti, come la chemioterapia, nella cura dei tumori.

Purtroppo, però, si è ancora molto lontani da una vera sperimentazione clinica, per cui la medicina tradizionale non deve in alcun modo essere sostituita da quella tipo galenico, come può essere considerato l’uso terapeutico dell’olio CBD.