
Era la terrificante ipotesi agitata dai conservatori di tutto il mondo, anche quelli di casa nostra: la legalizzazione delle droghe leggere avrebbe portato a consumi stratosferici tra gli adolescenti, ripetendo quello stanco (ed errato) mantra che vorrebbe l’illegalità e la repressione come unici strumenti contro gli abusi.
“Le droghe“, si diceva, “dilagheranno tra i ragazzini“.
E invece un recente studio che ha coinvolto tutti gli Stati americani dove il consumo è appena diventato legale, ha sottolineato che in realtà la tendenza sembrerebbe opposta: dove la marijuana è diventata legale, il consumo tra gli adolescenti sarebbe addirittura calato.
Lo riporta NewsWeek, che cita dati ufficiali di analisi e indagini condotte stato per stato: il consumo di cannabis sarebbe sceso infatti in 28 su 29 degli stati che hanno già legalizzato la vendita anche a scopo ricreativo, con un lieve aumento che è stato fatto registrare soltanto in Alaska.
Un risultato che secondo Brian Vicente, il redattore della legge che è stata poi approvata in Colorado, è stato raggiunto anche grazie ai severissimi controlli che vengono esercitati sulle attività di vendita, alle quali è comunque severamente proibito vendere ai minorenni.
Le associazioni dei consumatori sottolineano invece come, quando eliminata dal contesto dell’illegalità, la marijuana diventa più controllata e controllabile, salvaguardando quelle fasce di popolazione che dovrebbero effettivamente esserne messe al riparo, come appunto i minorenni.
Una legalizzazione che, almeno per il momento, sembrerebbe essere un grandissimo successo, successo che non sembra ancora nessun in Europa voglia replicare.
Il vecchio mondo, da sempre guida nel mondo quando si parla di diritti, continua con una politica di (costosissima) repressione che non sembra sortire effetti, nonostante i mezzi profusi dalle procure di tutta Europa.
Che qualcuno si fermi a leggere anche il notevole impatto economico documentati dagli importantissimi dati che arrivano dagli USA?