Cannabis terapeutica e morbo di Parkinson

Tremori dovuti al parkinson

Il morbo di Parkinson è considerato tra le patologie più invalidanti che ci siano. Disturbo cerebrale complesso, colpisce oltre 10 milioni di persone in tutto il mondo. Negli ultimi anni, le terapie per trattarlo sono notevolmente migliorate. Purtroppo, però, i farmaci utilizzati causano spesso dei fastidiosi effetti collaterali.

Non è un caso, quindi, che la marijuana terapeutica abbia attirato l’attenzione di numerosi studiosi a livello internazionale.

Anziano ed una pianta di cannabisQualche informazione sul morbo di Parkinson

Prima di parlare degli effetti della cannabis sulla patologia, vediamo un po’ le caratteristiche della stessa. Ricordiamo innanzitutto che colpisce il sistema nervoso centrale, così come i centri di movimento.

Progredisce lentamente nel tempo, manifestando la sua presenza con diversi sintomi di natura anche comportamentale.

Nello specifico, quando sopraggiunge il morbo di Parkinson muoiono delle cellule nella substantia grigia, il che interrompe la produzione di dopamina. Questo neurotrasmettitore ricopre un ruolo fondamentale per la gestione sia delle emozioni, sia dei movimenti. Risulta essenziale anche per la regolazione dei centri di ricompensa e piacere del cervello umano.

Nei casi in cui si riducono i livelli di dopamina nel cervello, il paziente che soffre di Parkinson perde, piano piano, la capacità di controllare il proprio corpo. Lo stesso vale per i movimenti e le emozioni. Questo porta ad andare incontro a gravissimi sintomi fisici, come per esempio i tremori e la rigidità.

Possono farsi strada, in alcuni casi, anche demenza e depressione. Come già specificato, il morbo di Parkinson è una condizione che progredisce lentamente.

Nella maggior parte dei casi, i pazienti che soffrono di morbo di Parkinson impiegano anni per sviluppare la sintomatologia. Purtroppo, vivranno con la malattia per gli anni a venire. Di base il Parkinson non è una malattia letale, ma può portare a delle forti complicazioni per la salute.

Come già specificato, questa patologia interrompe la trasmissione di dopamina nel cervello. Questo può portare a sintomi come

  • Lentezza nei movimenti, nota anche come bradicinesi. I pazienti che soffrono di questo sintomo hanno difficoltà a completare movimenti anche molto semplici. Nei casi più gravi, gli effetti della bradicinesi possono influenzare la capacità di una persona di uscire dal letto o di vestirsi autonomamente.
  • Tremori: il tremore causato dal morbo di Parkinson si verifica solitamente nelle mani. In alcuni casi, possono essere coinvolte anche altre parti del corpo, come per esempio il labbro inferiore, ma anche la mascella e le gambe. Nella maggior parte dei casi, i tremori sono più intensi a riposo. Iniziano a migliorare non appena il paziente inizia a utilizzare una determinata parte del corpo, come per esempio un arto.
  • Rigidità: questo sintomo si accompagna spesso a dolore e gonfiore.
  • Instabilità: l’instabilità posturale è un’altra caratteristica sintomatologica molto comune del Parkinson. Capita spesso che i pazienti affetti da questa malattia facciano fatica a reggersi in piedi. Questi problemi di equilibrio, chiaramente, aumentano il rischio di cadute. Quando il Parkinson è a livelli molto gravi, attività come il semplice camminare diventano dei veri e propri problemi.

Questi sono solo alcuni dei sintomi del morbo di Parkinson. I pazienti che soffrono di questa patologia, in alcuni casi, possono manifestare anche i seguenti segnali:

  • Micrografia: scrittura con caratteri molto piccoli e particolarmente ingarbugliati.
  • Camminata zoppicante e trascinamento del piede, di solito da un unico lato del corpo
  • Blocchi fisici durante il cammino
  • Rigidità muscolare del viso e perdita dell’espressività
  • Ipofonia, ossia parlata con voce molto bassa e soffocata
  • Frequenti cadute all’indietro
  • Diminuzione dei riflessi automatici, come per esempio lo sbattimento delle palpebre e la deglutizione

Come già ricordato, questa malattia produce diversi effetti che nulla hanno a che fare con l’ambito motorio ma che sono ugualmente fastidiosi. Nel novero dei più gravi, possiamo ricordare i disturbi dell’umore, in primo luogo la depressione, l’ansia e l’irritabilità. I pazienti che soffrono di Parkinson accusano anche problemi cognitivi, come per esempio difficoltà nel concentrarsi e pensieri lenti.

Da non dimenticare è anche il ruolo dei disturbi del sonno e delle allucinazioni. Nell’ambito della sintomatologia non legata ai movimenti, è bene ricordare anche il calo della pressione ematica, un problema che può causare degli svenimenti quando si è in piedi.

La patologia coinvolge anche l’ambito alimentare. Per fare un esempio, è bene specificare che chi soffre di morbo di Parkinson ha spesso a che fare con la sazietà precoce. Ciò significa che, dopo l’assunzione di piccole quantità di cibo, passa lo stimolo della fame.

Come si tratta il morbo di Parkinson?

Purtroppo per il morbo di Parkinson non esiste cura. L’obiettivo principale dei trattamenti, in questo caso, è quello di tenere sotto controllo la sintomatologia. Nella maggior parte delle situazioni, i pazienti che soffrono di Parkinson vengono trattati con dei farmaci che hanno l’obiettivo di ripristinare, anche solo temporaneamente, i livelli di dopamina o di imitare le funzioni di questo neurotrasmettitore.

Tremori dovuti al parkinsonQueste medicine, non a caso, sono conosciute come farmaci dopaminergici. Contribuiscono a ridurre la rigidità muscolare, ma anche a migliorare la coordinazione dei movimenti.

Nel novero dei farmaci più utilizzati è possibile ricordare la Levodopa, che ha il compito di ripristinare, anche se per un breve lasso di tempo, i livelli di dopamina nel cervello. Molto prescritti sono anche gli inibitori della MAO-B, che interrompono temporaneamente il metabolismo della dopamina.

Purtroppo questi farmaci possono causare diversi effetti collaterali. In primo piano troviamo l’insorgenza di nausea, rigidità articolare e discinesia. Di cosa si tratta? Della tendenza a effettuare movimenti irregolari e involontari con il volto.

Quando si ha a che fare con gli agonisti della dopamina, i principali effetti collaterali sono la sonnolenza, l’insonnia, la nausea e la costipazione. In alcuni casi, gli effetti collaterali possono essere causati anche dall’assunzione di dosi minime di farmaco.

Molto importante è ricordare che i farmaci utilizzati per il trattamento del morbo di Parkinson possono avere delle interazioni anche con diversi alimenti.

Lo stesso vale per alcuni farmaci – per esempio quelli contro il raffreddore – per le vitamine e per diversi integratori a base di erbe.

In fase molto avanzata della malattia, per ridurre i sintomi motori si ricorre anche alla chirurgia.

Cosa implica di preciso? Una stimolazione forte di aree specifiche, come per esempio il talamo. In altri casi, il chirurgo agisce formando volontariamente delle lesioni, così da rendere meno intensa l’attività di specifiche aree cerebrali.

Fondamentale è fare un cenno anche al ruolo della riabilitazione, molto importante nel trattamento del morbo di Parkinson. Diverse evidenze scientifiche hanno dimostrato come l’attività fisica sia in grado di migliorare le problematiche relative al linguaggio e alla motilità.

Questi percorsi devono essere seguiti con un fisioterapista o con altri professionisti esperti nel trattamento di soggetti affetti da Parkinson.

Cannabis e morbo di Parkinson

Negli ultimi anni, la scienza ha scoperto molto sull’efficacia della cannabis nel trattamento di condizioni anche complesse come il morbo di Parkinson. Senza dubbio hanno contribuito i cambiamenti a livello legislativo e la legalizzazione della marijuana in diversi Stati del mondo.

Quando si parla di cannabis nel trattamento del morbo di Parkinson, è fondamentale ricordare che c’è un’interazione tra i cannabinoidi e il sistema endocannabinoide del corpo umano.

Quest’ultimo, è costituito da una varietà ampia di recettori. In primo piano troviamo il CB1 e il CB2.

I pazienti con il morbo di Parkinson, in generale, hanno meno recettori CB1. Questo è molto importante, al momento che la ricerca ha sottolineato che gli agonisti dei recettori  CB1 possono ridurre i tremori e diminuire i casi di discinesia.

Per dare qualche riferimento in merito, ricordiamo che, nel 2001, i ricercatori del Department of Neurology della Manchester Royal Infirmary, hanno condotto un trial randomizzato a doppio cieco.

Cosa hanno portato alla luce i risultati? Che gli agonisti dei recettori dei cannabinoidi possono contribuire ad alleviare gli effetti della discinesia.

Nello specifico, lo studio in questione ha analizzato gli effetti del nabilone, un cannabinoide che imita il comportamento del THC, il metabolita psicoattivo per eccellenza.

Gli studiosi hanno scoperto che questa sostanza, comportandosi da agonista del CB1, è in grado di ridurre le discinesie.

Un altro studio interessante sugli effetti della cannabis sui pazienti affetti da morbo di Parkinson è stato effettuato nel 2014, da un’equipe di studiosi attiva presso il Rabin Medical Center in Israele.

La ricerca in questione si è basata sull’osservazione dei risultati ottenuti su 22 pazienti affetti da morbo di Parkinson. I membri del suddetto campione, hanno fumato cannabis. Le valutazioni mediche sono state effettuate all’inizio e 30 minuti dopo aver fumato la marijuana.

I ricercatori, nel complesso, hanno osservato dei miglioramenti notevoli riguardanti i sintomi motori.

Da ricordare, inoltre, è il riscontro di miglioramenti notevoli nel tremore, nella rigidità corporea e nella bradicinesia. I pazienti che avevano fumato marijuana, inoltre, hanno sperimentato dei notevoli miglioramenti della qualità del sonno.

Non tutta la ricerca effettuata sulla cannabis offre però dei risultati positivi. Un esempio? Gli studi effettuati sugli effetti dei recettori cannabinoidi sui sintomi motori indotti dalla Levodopa.

In questi casi non sono stati individuati miglioramenti nella disabilità motoria. Le sostanze, in ogni caso, non hanno causato alcun effetto collaterale.

Sono numerose le ricerche dedicate alle proprietà neuroprotettive della cannabis. Da specificare, inoltre, è anche la sua influenza positiva su alcuni effetti collaterali dei farmaci, come per esempio la nausea e il vomito.

I cannabinoidi, come già specificato, non trattano direttamente il morbo di Parkinson, ma possono contribuire ad alleviare i sintomi della sua presenza. Come spesso avviene nei casi in cui si parla di ricerca sulla cannabis e sugli effetti che può avere su malattie molto gravi, è necessario un maggior livello di chiarezza.

Le prove raccolte in questi anni sono senza dubbio interessanti, ma non sono sufficienti a fare dichiarazioni definitive sull’efficacia della marijuana nel trattamento dei sintomi del Parkinson.