
Per diverso tempo, la comunità scientifica si è interrogata su quali trattamenti utilizzare contro la sindrome di Dravet. Spesso, infatti, i pazienti rispondevano male ai farmaci anticonvulsivi. I numerosi studi effettuati sul campo hanno portato alla luce l’efficacia del CBD, componente non psicoattivo della cannabis.
Questo principio attivo è in grado di ridurre le crisi epilettiche e, in alcuni casi, di eliminarle totalmente.
Qualche informazione sulla sindrome di Dravet
Prima di entrare nel vivo degli effetti del CBD sulla sindrome di Dravet, conosciamo meglio questa malattia. Quando la si nomina, si inquadra una patologia definibile come una forma di epilessia. A livello concreto, si manifesta con convulsioni che possono durare anche 30 minuti.
La sindrome di Dravet, può manifestarsi anche in età infantile. I bambini che ne soffrono, hanno a che fare con le convulsioni già dal primo anno di vita.
In alcuni casi, a queste manifestazioni, si associa anche l’insorgenza di febbre. Dopo il primo anno di età, i bambini possono soffrire di convulsioni toniche, che coinvolgono quindi tutto il corpo.
Da ricordare è che i bambini, dopo, possono soffrire spesso di crisi epilettiche. Le manifestazioni di questo tipo possono essere di natura mioclonica (brevi convulsioni che coinvolgono uno o più muscoli). Capita anche che si verifichino delle perdite di conoscenza.
Le crisi in questione sono difficili da controllare. La cosa più grave è che, come già specificato, sono refrattarie ai trattamenti farmacologici.
Nelle situazioni più difficoltose, si parla anche di 400 attacchi a settimana. Ma qual è la causa di questa patologia? Sulla base degli studi della Epilpepsy Foundation, nell’80% dei casi la sindrome di Dravet ha alla base delle mutazioni genetiche.
Questa criticità, influenza il funzionamento dei canali ionici. La mutazione non è ereditata dai genitori.
A essere coinvolto è un gene conosciuto come SCN1A. La sua mutazione agisce sui canali del sodio nel cervello, fondamentali per l’invio dei segnali chimici.
Le convulsioni, nei bambini che soffrono di sindrome di Dravet, si manifestano casualmente. I genitori e gli altri adulti possono comunque notare alcuni segnali che fanno presagire l’insorgenza di una crisi.
Un esempio? La maggiore sensibilità alla febbre e ad altre infezioni. Durante la malattia, è più facile che si verifichino delle crisi.
In linea di massima, le convulsioni possono essere causate anche da semplici cambiamenti di temperatura del corpo.
A innescare il sintomo, per esempio, può essere un bagno caldo. Dopo le convulsioni, almeno nel primo anno, non si manifestano dei problemi relativi allo sviluppo.
Capita spesso però che comincino a manifestarsi tra i due e i quattro anni. A essere interessate sono diverse aree, come per esempio le abilità motorie generali, le abilità motorie specializzate, le abilità linguistiche.
Anche le abilità sociali vengono coinvolte dalla malattia. Nelle aree appena ricordate, i bambini con sindrome di Dravet sviluppano dei ritardi notevoli.
Nelle situazioni più gravi, può risultare compromesso lo sviluppo psicomotorio. Da specificare è anche che, dopo attacchi molto forti, alcuni bambini possono manifestare delle regressioni nello sviluppo.
Come si tratta la sindrome di Dravet?
In alcune zone del mondo, come per esempio gli USA, non esistono protocolli standard per il trattamento della sindrome di Dravet. L’approccio, in generale, varia da un paziente all’altro. Si possono ovviamente chiamare in causa diverse soluzioni farmacologiche. Secondo la Dravet Foundation, uno dei più efficaci è lo Stiripendol.
Esistono anche altri farmaci che possono essere somministrati per tenere sotto controllo la sindrome. Nel novero è possibile includere il Clobazam, l’acido valproico, il topiramato, il Clonazepam.
I farmaci rappresentano solo una parte del processo di trattamento. Da ricordare, infatti, è l’efficacia della dieta chetogenica, che ha dimostrato di migliorare le capacità cognitive di diversi pazienti.
La cannabis e la sindrome di Dravet
Come già ricordato, sono diverse le evidenze relative all’efficacia della cannabis nel trattamento della sindrome di Dravet.
Molto utile è il CBD, ossia il cannabidiolo. Composto non psicoattivo della cannabis, è risultato decisivo in diversi casi, tra i quali spicca quello di Charlotte Figi. La paziente in questione è una bambina che vive negli Stati Uniti. Oggi come oggi, viene trattata con una tintura concentrata di CBD, in grado di controllare le crisi convulsive, di base molto rischiose per la sua vita.
La storia della piccola Charlotte è assurta agli onori della cronaca nel 2013, quando i suoi genitori hanno iniziato a curare la bambina, allora di cinque anni, con una tintura di CBD prodotta in Colorado dai fratelli Stanley.
Questa varietà, da allora è stata denominata Charlotte’s Web. Il CBD è intervenuto su un caso che, a livello clinico, era caratterizzato dalla manifestazione di crisi tonico – cloniche ogni 20/25 minuti circa.
Nello specifico, prima della tintura di CBD, la piccola Charlotte utilizzava 7 farmaci diversi, nessuno dei quali è risultato efficace.
In alcuni casi, addirittura, la madre è dovuta intervenire rianimandola con un dispositivo CPR. Con il trattamento a base di tintura di CBD, le crisi di Charlotte sono passate da circa 400 a settimana a sole una o due.
La sua storia non è l’unica positiva per quanto riguarda il trattamento della sindrome di Dravet con la cannabis. Dal 2013 in poi, sono state diverse le storie di pazienti che hanno sperimentato dei miglioramenti notevoli per quanto riguarda la malattia, trattata con il cannabidiolo.
Ovviamente questo successo ha dato il via a numerosi studi clinici internazionali, che hanno sottolineato l’efficacia del cannabidiolo nel trattamento della sindrome di Dravet e di altre forme di epilessia.