Cannabis terapeutica per trattare la malattia di Huntington

Foglie di cannabis

Da tempo si sa che i cannabinoidi sono in grado di ricoprire un ruolo molto importante per quel che concerne il trattamento della malattia di Huntigton, conosciuta anche con il nome di Còrea di Huntigton. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che la patologia in questione è legato alla riduzione di alcuni recettori del sistema endocannabinoide in diverse regioni del cervello.

Utilizzata come erba medicale dalla notte dei tempi, da diversi anni la cannabis è al centro dell’attenzione internazionale per quel che concerne la cura di diversi disturbi e malattie. Ormai alla ribalta in diversi Paesi del mondo, il consumo di cannabis si contraddistingue per benefici riconosciuti dalla comunità scientifica e dai pazienti che hanno parlato delle loro esperienze.

Qualche informazione sulla malattia di Huntington

Vediamo ora qualche informazione specifica sulla malattia di Huntigton. Questa condizione, ereditaria, è contraddistinta da carattere degenerativo. Causa danni alle cellule nervose e può manifestarsi con una sintomatologia anche molto grave e invalidante.

Generalmente, la presenza della malattia si palesa tra i 30 e i 40 anni. Questa non è la regola generale, in quanto possono insorgere dei sintomi anche in età senile. A livello mondiale, si parla di 4 – 5 casi ogni 100.000 persone. I ricercatori, nel corso degli anni, hanno notato delle forti variazioni geografiche, legate in particolare all’etnia e alle migrazioni. Nel complesso, è stato individuato un tasso d’incidenza più alto nelle popolazioni di etnia europea. Come già detto, è una malattia ereditaria. Nello specifico, è bene ricordare che un individuo che ne è affetto eredita una coppia del gene con allele mutante dal genitore nelle stesse condizioni.

Spesso peggiora a vista d’occhio, dal momento che crescono i danni cerebrali nell’ambito di un processo che può anche influenzare il comportamento e la percezione dell’ambiente esterno. Quali sono i primi sintomi della malattia? In generale si parla di oscillazioni dell’umore e di cambiamenti nella personalità. I sintomi peggiori sono la rigidità e i movimenti inconsulti. Di solito compaiono quando la malattia ha già vissuto una considerevole progressione. In alcuni casi i ricercatori hanno individuato anche una riduzione delle emozioni, ma anche il peggioramento notevole di alcune dipendenze, come per esempio l’alcolismo, la ludopatia e l’eccessivo interesse per il sesso.

Descrizione della corea di HuntingtonCapita che l’esasperarsi delle situazioni appena descritte influisca in maniera pesante anche sulla vita delle famiglie dei pazienti, portando al ricovero degli stessi.

Per quanto riguarda la diagnosi clinica, è bene ricordare che esami come la tomografia assiale computerizzata possono mostrare atrofia di parti del cervello, come per esempio il nucleo caudato. Si tratta di evidenze che si manifestano all’inizio della malattia. Il test genetico fornisce conferma della diagnosi.

Fino ad ora non è stata individuata una cura specifica per la malattia in questione. Esistono però delle terapie che possono aiutare a rallentare la progressione della patologia.

Da ricordare, per esempio, la terapia linguistica, essenziale quando si tratta di aiutare la persona a gestire la comunicazione. Degni di citazione sono anche i farmaci che consentono di tenere sotto controllo l’irritabilità.

Cannabis e malattia di Huntigton

Le ricerche dedicate al ruolo della cannabis nel trattamento della malattia di Huntigton sono ancora molto limitate per poter parlare di una cura definitiva.

Diverse prove, però, suggeriscono come l’assunzione di cannabis possa portare dei considerevoli vantaggi nel trattamento di questa malattia.

Iniziamo ad elencarli facendo riferimento a un articolo pubblicato sulle pagine di Current Pharmaceutical Design. Di cosa parla? Del legame tra le anomalie del sistema endocannabinoide e l’ipercinesia associata alla malattia di Huntigton.

Foglie di cannabis Nello specifico, l’ipercinesia è considerata una classificazione dei disturbi del movimento e comprende anche la malattia di Huntigton.

Secondo gli autori del succitato studio, i recettori CB1, coinvolti direttamente negli effetti motori degli antagonisti ai cannabinoidi, risultano significativamente ridotti nei gangli basali durante la progressione della patologia. Cosa sono i gangli basali? Quando si utilizza questo termine, si inquadra un gruppo di nuclei che sono situati alla base dell’area anteriore del cervello.

Il loro ruolo è fondamentale. Contribuiscono infatti a controllare sia il movimento volontario, sia le funzioni cognitive.

Riprendiamo un attimo in mano i risultati dello studio sopra ricordato. Quali conclusioni possiamo trarre? Che esiste una spiegazione all’ipercinesia tipica della malattia. In secondo luogo, i risultati della ricerca portano in evidenza la possibilità di migliorare la segnalazione del recettore CB1.

I ricercatori, inoltre, affermano che alcuni antagonisti del recettore possono ricoprire un ruolo fondamentale per quel che concerne l’arresto della progressione della malattia. Riuscirebbero infatti a proteggere alcuni neuroni dalla morte. Oltre a questo, bisogna specificare che alcuni antagonisti del recettore CB1 potrebbero contrastare gli effetti causati dall’ipercinesia.

Per quale motivo? Per il semplice fatto che possiedono un profilo ipocinetico che provoca l’effetto opposto.

Da ricordare, inoltre, è uno studio che ha riguardato il Sativex, ossia un farmaco commercializzato dalla GW Pharmaceuticals. Secondo le ricerche, non sono state riscontrate particolari differenze rispetto al placebo per quel che concerne i disordini motori e cognitivi.

Alcuni studiosi, però, hanno affermato che sostituendo i cannabinoidi isolati con una miscela più stimolante dal punto di vista fisiologico, si possano ottenere dei risultati migliori.

La cannabis è disponibile per i pazienti affetti da malattia di Huntigton?

A prescindere dai risultati, comunque importanti, della ricerca scientifica, è il caso di fare un po’ il punto della situazione sulla disponibilità della cannabis per i malati di Huntigton.

In alcuni Paesi del mondo, la marijuana risulta disponibile per coloro i quali ricevono la diagnosi della patologia.

I malati, quindi, possono decidere se iniziare a consumare erba nel momento in cui ricevono la notizia di soffrire di quella che è una patologia ereditaria molto difficile da affrontare.

La cannabis, oggi come oggi, rimane illegale a livello federale negli USA. Nonostante questo, però, numerosi Stati hanno reso l’erba disponibile ai malati di Huntigton. Nello specifico, si parla del New Mexico, dello stato di New York, della Pennsylvania e del West Virginia.

La speranza dei pazienti – e dei ricercatori che da anni si impegnano quotidianamente per trovare una cura alla malattia – è che presto si allunghi la lista appena ricordata, negli USA e non solo!