L’uso di marijuana a lungo termine, secondo un nuovo studio, risulta non associato ad una serie di problemi di salute fisica con una sola sorprendente eccezione: le malattie gengivali.

Il gruppo di ricercatori della Arizona State University, guidato da Madeline H. Meier, ha monitorato le abitudini di 1037 neozelandesi che hanno assunto marijuana per un periodo che va dalla nascita alla mezza età, per vedere gli effetti che tali abitudini hanno su alcuni problemi di salute fisica, tra cui la funzione polmonare, l’infiammazione sistemica, i livelli di colesterolo, la pressione sanguigna, il peso corporeo, la glicemia e la salute dentale.

Ciò che hanno scoperto è stato sorprendente: dopo aver controllato altri fattori esterni noti per la loro influenza sulla salute, come l’uso di tabacco o l’alcolismo, lo studio ha evidenziato che l’uso di marijuana non ha avuto effetti negativi sui problemi prima descritti fatta eccezione per la salute dentale. Le persone che hanno fumato quantità maggiori di erba avevano una più alta incidenza di malattie gengivali, come la parodontite.

La marijuana è responsabile della parodontite

La Meier ed i suoi collaboratori hanno osservato che gli utenti che facevano maggior uso di marijuana utilizzavano di rado spazzolino e filo interdentale rispetto ai loro coetanei non fumatori. Inoltre, anche dopo il controllo per l’igiene dentale, la relazione tra l’uso di marijuana e la cattiva igiene orale persisteva.

In generale, i risultati hanno dimostrato che gli utenti con età maggiore di 20 anni che utilizzavano cannabis non erano colpiti precocemente da problemi di salute relativi alla mezza età. Lo studio, pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry, continua affermando che attraverso tra i diversi problemi di salute solo uno di questi ha mostrato una chiara associazione negativa con l’uso di cannabis: la salute gengivale.

Qualcosa di interessante è accaduto in quegli stati dove la cannabis è stata legalizzata. Per alcuni aspetti, l’uso di marijuana è stato associato ad una salute migliore: “I risultati hanno mostrato che l’uso di cannabis migliora leggermente la salute metabolica (più piccola circonferenza di vita, più basso indice di massa corporea, miglior profilo lipidico e miglior controllo del glucosio)”. Tuttavia queste associazioni erano abbastanza scarse da non raccomandare a nessuno colpi di bong regolari per la gestione del peso.

A confronto il tabacco risulta molto più pericoloso della cannabis

I risultati sono più evidenti se confrontati con gli effetti del consumo di tabacco nel corso di un periodo simile. In confronto l’uso di tabacco risulta peggiorare, oltre che la salute parodontale, la funzione polmonare, infiammazione sistemica, i livelli di colesterolo, lipoproteine ad alta densità, i livelli di trigliceridi ed i livelli di glucosio. Tutto ciò si traduce come un declino della salute nell’età tra i 26 e i 38 anni. Nonostante ci siano molti pensieri contrastanti sulla legalizzazione della cannabis negli USA come anche in Italia, addirittura paragonandola al “Next Big Tobacco”, il numero degli effetti negativi sulla salute sembra essere di gran lunga inferiore.
Cime di cannabis terapeutica

Basti pensare che una persona che consuma dosi massicce di erba e fuma diversi spinelli nel corso di una giornata ha sicuramente un danno minore rispetto a quello di un forte tabagista, che può passare attraverso vari pacchetti di sigarette al giorno. In altre parole, un fumatore di tabacco inala molto più sostanze tossiche rendendo molto più ripido il declino sulla salute.

Rispetto ad altri studi sugli effetti fisici del consumo di marijuana basati su osservazioni in un determinato periodo di tempo, rendendolo poco utile ed inaffidabile per il monitoraggio degli effetti nel corso della vita, la ricerca di Meier è unica in quanto utilizza dati longitudinali, tracciando la salute degli stessi individui dalla nascita nei primi anni ‘70 fino all’età di 38 anni. Vale anche la pena sottolineare che questo particolare studio ha esaminato l’impatto di un uso prolungato di marijuana sulla salute fisica ma non su quella mentale.

Meier ha infatti utilizzato lo stesso set di dati per esplorare questioni sulla salute mentale, come prove di declino dell’QI tra i consumatori assidui di marijuana, non trovando alcuna correlazione.