Guida ai semi di cannabis autofiorenti

I semi autofiorenti di cannabis sono così chiamati perché sono in grado di passare autonomamente dalla fase vegetativa alla fase di fioritura dopo sole 2-4 settimane, senza che il ciclo di luce venga modificato; di contro, quando si usano invece semi regolari di cannabis (cioè quelli classici, non autofiorenti), perché il passaggio tra le fasi avvenga bisogna cambiare la quantità di luce giornaliera a cui la pianta è sottoposta durante il cosiddetto fotoperiodo.

Con i semi regolari dovrai infatti ridurre manualmente la quantià di luce a cui è sottoposta la pianta o attendere che vi sia un cambio di stagione utile al passaggio tra le due fasi.

Le piante autofiorenti possono essere pronte per il raccolto anche in 8-10 settimane, dando come risultato la possibilità di ottenere 2-3 raccolti nei mesi da aprile ad ottobre. Tra le varietà autofiorenti, quelle di media statura portano a quantità più che soddisfacenti di raccolto, mentre le “Super Autofiorenti“, che impiegano dalle 10 alle 12 settimane perché si possa raccogliere, raggiungono anche i 2 metri di altezza.

Vantaggi dell’uso di semi autofiorenti

È stato provato che le ultima varietà prodotte da semi autofiorenti possono essere molto utili per quanto riguarda la coltivazione a scopo terapeutico, dato l’elevato contenuto di CBD presente in queste varietà. D’altro canto, i semi autofiorenti sono la scelta ideale per coloro che intendono coltivare in aree urbane affollate o per coloro che sono alle prime armi.

Riportiamo di seguito i vantaggi suggeriti dai creatori delle più rinomate varietà autofiorenti:

• Il lasso di tempo che intercorre tra l’aver piantato il seme e il raccolto va da un minimo di 7 settimane ad un massimo di 12.
• La produzione può essere mantenuta moderata, a seconda della varietà, per ottenere il massimo della resa nel più breve tempo possibile.
• Le varietà provenienti da incroci in cui è presente almeno una classe genetica Ruderalis possono fiorire in sole due settimane.
• Non vi è necessità di sfruttare due ambienti diversi per la fase vegetativa e di fioritura (pratica di solito applicata ai semi regolari ed ai femminizzati non autofiorenti).
• Le piante maschio o ermafroditi nate da semi autofiorenti non femminizzati possono portare ad oltre un centinaio di semi anche per piante di piccole dimensioni.
• I semi autofiorenti crescono tranquillamente in ambienti urbani dove vi è illuminazione artificiale, situazione altrimenti insostenibile per i semi regolari, che sarebbero sottoposti ad eccessivo stress.
• Raccolti multipli nell’arco di una stagione.

Classificazione dei semi autofiorenti

I semi autofiorenti si dividono in molte categorie, spaziando da fattori come tempo di fioritura al tipo di zona climatica in cui ci si trova, ma anche dal rapporto sativa/indica e dalla quantità di cime prodotte. Abbiamo deciso dunque di renderti la vita facile classificandole secondo questi fattori, in modo da rendere la tua scelta più adatta alle condizioni in cui intendi coltivare i semi autofiorenti.

Iniziamo!

Tempo di fioritura

Basso

Medio

Rapporto Sativa/Indica

Sativa predominante

Indica predominante

Zone Climatiche

Clima soleggiato/mediterraneo

Clima temperato/continentale

Produzione

Media

Alta/XXL

Origini

Le origini dei semi autofiorenti sono tuttora fonti di dibattito: la verietà Lowryder, creata dal breeder “The Joint Doctor”, fu la prima ad essere venduta a vasto mercato tra i semi autofiorenti. Questa varietà contiene fattori genetici di Cannabis Ruderalis di una varietà messicana nota ai più come Mexican Rudy, creata da un incrocio tra una Mexican sativa ed una Russian ruderalis. Conseguentemente, molti ibridi vennero creati a partire da queste varietà con predominanza ruderalis e da altre varietà con particolare sensibilità verso il fotoperiodo.

Oggigiorno le autofiorenti nascono dall’incrocio di piante di Cannabis Ruderalis e Cannabis Sativa/Indica. Ti chiederai: perché viene usata la Ruderalis? La Ruderalis è abituata a crescere in ambienti del circolo artico o comunque in climi continentali freddi, avendo a che fare con estati brevi ma intense (con più di venti ore di luce in un giorno nel nord dell’Europa).

Questa caratteristica porta il conseguente ibrido autofiorente, che eredita buona parte della genetica ruderalis, a non aver problemi in ambienti meno freddi dell’emisfero boreale, quali l’Europa centrale o l’Europa bagnata dal Mediterraneo.